La meraviglia dell’ignoranza è figlia e madre del sapere.

Pietro Metastasio

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Al primo posto arriva la conoscenza, poi arrivano le competenze. Ma senza la conoscenza non fai altro che replicare.

(Debora Massari)

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La vita è fatta di scelte.

Da questa frase si potrebbero costruire pagine e pagine di argomentazioni.

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Oggi mi segno un elenco a punti, sintetizzato durante i primi mesi di dottorato, a cui cerco di rispondere ogni volta che mi approccio a qualcosa di nuovo.

  1. Ho capito cosa devo fare? Riesco a spiegarlo in poche parole?
  2. Quando sono ferrato in questa cosa? Ho le competenze o una visione, almeno approssimativa, ma completa?
  3. Se ho in mano un oggetto o uno strumento, lo conosco? Come funziona? Come si danneggia? Come può farmi male? Come lo pulisco o lo ripongo dopo averlo usato?
  4. Prima di fare qualcosa di nuovo, c’è un tutorial “già digerito” che mi spiega come fare?
  5. Riesco a schematizzare un piano d’azione sulla carta, basandomi su teoria o cataloghi?
  6. Non posso avere tutto sotto controllo con la teoria: sono sperimentale, negli approcci nuovi la teoria è il prim’ordine di quel che si fa. Basta non andare a casaccio empirici.
  7. Che insidie o imprevisti possono sorgere durante il lavoro? Posso prevederli?
  8. Prima di comunicare un risultato, ri-esegui almeno due volte tutta la procedura con cui è stato ottenuto, per evitare bias da “storico”.

 

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Se c’è uno spettacolo, non versare parole, non sfoggiare sapienza fuori tempo.
Rubino incastonato nel monile d’oro un concerto di musici mentre si beve il vino.
Smeraldo incastonato nell’oggetto d’oro la melodia dei musici con il dolce vino.
Parla, o giovane, se c’è bisogno, ma non più di due volte, solo se interrogato.
Sintetizza il discorso, di’ molto in poco, sii come chi sa, eppure tace.

Siracide, 32.

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Senza falsi egualitarismi che pretendano che nelle gare arrivino tutti alla pari: l’uguaglianza è partire alla pari.

 

https://www.wittgenstein.it/2018/07/10/communisti-cosi/ via @lucasofri

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Oggi condivido alcune riflessioni di buon senso di Vera Gheno, che ho bisogno di appuntarmi da qualche parte:

– In questo disordine informativo, non è per forza necessario avere sempre un’opinione a favore o una contro. Si può anche non avere un’opinione, per esempio per mancanza di dati, informazioni, conoscenza, oppure averla, ma non ritenere necessario esprimerla.

La mia ricetta:

– DUBBIO (Ne so abbastanza? Ho capito bene?)
– RIFLESSIONE (Mi è necessario intervenire in questo dibattito? Posso apportarvi un contributo sensato, costruttivo?)
– SILENZIO: se ho risposto NO alle domande di cui sopra, posso sempre scegliere di tacere.

Il miglior modo di costruirsi una reputazione solida è quello di intervenire solo quando si è saldamente informati sulla questione, scegliendo la via del silenzio nel resto dei casi.

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Non occorre ripristinare il servizio di leva, basterebbe che i genitori tornassero a fare gli educatori anziché i fan dei propri figli.

da Twitter, @marcus_von_m

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“One of the biggest challenges we have to our democracy is the degree to which we don’t share a common baseline of facts,”

(B. Obama)

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I believe in Christianity as I believe that the sun has risen. Not only because I see it, but because by it I see everything else.

(C. S. Lewis)

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